Di seguito sono pubblicate le risposte ufficiali della FSF Europe al questionario della Commissione per il software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione, istituita in Italia dal Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie. È disponibile anche la trascrizione della presentazione svolta dalla FSF Europe nel corso della sua audizione presso la Commissione.
Il software libero propone un modello commerciale per la distribuzione dell'informazione che aiuta a conservare e ad estendere il patrimonio intellettuale attraverso i quattro principi che esso rispetta:
Requisito essenziale per l'applicazione di queste libertà è l'accesso al codice sorgente.
Si può in tranquillità affermare che il software libero si compone dei seguenti aspetti che lo rendono una realtà commerciale efficace:
Il vincolo alla diffusione del software libero è il mantenimento delle seguenti caratteristiche:
Tutela degli investimenti e controllo degli strumenti software in uso, oltre alla corrispondenza con i principi etici di accesso alle informazioni e alla conoscenza. Il software rilasciato con licenze libere garantisce sempre queste caratteristiche.
I processi creativi e di gestione del progetto non dipendono dalla licenza con cui questi programmi software vengono rilasciati. Quello che cambia notevolmente è il rapporto con l'utente/cliente: nel caso degli utenti di software proprietario il rapporto è di vassallaggio e di dipendenza dal fornitore monopolista, nel caso di software libero l'utente è libero di scegliere e di cambiare fornitore. La qualità non dipende dalla licenza con cui viene rilasciato il software.
Come per la gran parte degli aspetti tecnici, non ci sono fondamentali differenze fra software libero e proprietario. I più noti e diffusi programmi, sia liberi che proprietari, hanno solitamente una documentazione adeguata. Non è possibile generalizzare.
Attualmente il mercato delle piccole reti e dei prodotti da ufficio è orientato verso l'uso dei prodotti Microsoft, per cui è più facile trovare competenze a basso livello in questi campi con prodotti Microsoft.
Il contrario avviene nel mercato delle grosse reti e server, dove c'è una predominanza del software libero.
Tuttavia, questo tipo di competenze è estremamente volatile, e i tecnici del settore hanno bisogno di continui aggiornamenti, tanto che si può dire che un tecnico riscostruisce buona parte delle proprie competenze pratiche nell'arco di tre anni, mentre le conoscenze di base sono comuni a tutti i prodotti e hanno durata molto maggiore.
Di conseguenza, il mercato della manutenzione segue molto da vicino l'evoluzione del mercato, e le competenze seguono la richiesta.
Sicuramente rappresenta un'opportunità in più, anche se avere accesso al codice sorgente è solo un prerequisito per godere dei diritti summenzionati. La manutenzione e l'assistenza su pacchetti software è possibile in regime concorrenziale soltanto se il sorgente è accompagnato dal diritto di uso, studio, modifica e ridistribuzione del codice.
Nel caso di software proprietario gli utenti dipendono soltanto dalle strategie commerciali del fornitore originario. Le licenze libere garantiscono invece la possibilità di affrancarsi dal monopolio di un produttore sul pacchetto acquistato e affidarsi anche a terzi per interventi di manutenzione, assistenza e aggiornamento. Non è possibile generalizzare.
Non ci sono differenze tra i due tipi di licenze (libere o proprietarie) in esame: in entrambi i casi si tratta di software, sviluppato da esseri umani e passibile di ogni tipo di errore di programmazione e malfunzionamento.
Tuttavia punti a favore del software libero sono: la visibilità dell'intero codice sorgente, e la possibilità di esaminarlo, ricompilarlo, confrontarlo con il binario, apportarvi modifiche per la correzione e verifica.
In questa domanda il software commerciale viene considerato qualcosa di diverso dal software libero. Respingiamo la posizione che il software libero non sia anche sfruttabile commercialmente (come specificato nella premessa).
Non ci sono differenze di principio tra software proprietario e libero, se non quelle citate sopra. Attualmente, la miglior difesa contro i difetti del software sembra essere la più ampia diffusione possibile del codice e la sua modificabilità. Queste caratteristiche consentono l'esame da parte di una vasta comunità di esperti e studiosi di sicurezza del software.
Il software libero inoltre può essere migliorato ed eventuali malfunzionamenti corretti, non solo dal produttore monopolista, ma anche da terzi, autonomamente da chi li scopre o anche dal produttore originario.
Una ricerca empirica (i risultati sono pubblicati sul sito http://dweehler.com/why-os.html) ha misurato il tempo medio di reazione tra la pubblicazione di una vulnerabilità e il rilascio di una patch; RedHat è risultata essere stata la più veloce nell'anno delle misurazioni con una media di 6 giorni, seguita da Microsoft e Sun Microsystems.
Benché questo studio potrebbe essere poco rigoroso, restano segnali forti che la tempestività dei maggiori e più importanti progetti liberi rispetto a segnalazioni di insicurezze sia più elevata.
Non è possibile generalizzare, ma la differenza fondamentale tra software libero e non è che, nel caso di software libero, se gli autori originari o i reponsabili del software non sono abbastanza tempestivi o accurati è possibile rivolgersi a terze parti.
Pacchetti proprietari | Pacchetti open source | |
Licenze software | ||
Hardware | ||
Software applicativo | ||
Gestione del software | ||
Costi per il supporto sistemistico | ||
Costi di formazione | ||
Servizi di outsourcing | ||
Costi per interruzione del servizio |
Non è possibile rispondere a questa domanda, se non facendo delle generalizzazioni significative. I costi di licenze possono essere significativi nelle strutture scolastiche o insignificanti in aziende dove i costi di outsourcing e consulenze sono altissimi.
Non si può calcolare il TCO di un solo pacchetto, ma deve essere calcolato sull'intero sistema informativo aziendale, nell'arco di 3/5 anni (tempi standard di ammortamento) considerando che in tale arco di tempo le condizioni di licensing possono variare considerevolmente nel caso di software non libero.
Vale la considerazione che in un mercato aperto e concorrenziale i prezzi sono fisiologicamente più bassi che in mercati chiusi e monopolistici. Solo con il software libero è possibile realizzare un mercato aperto e concorrenziale, per cui riteniamo che nel medio periodo sicuramente il TCO di sistemi basati su software libero sarà più basso.
Incidono sulla formazione del personale, sia utente che addetto alla manutenzione. Tali voci di costo sul breve periodo, si trasformano in valore per l'azienda (maggiore capacità e indipendenza nella risoluzione di problemi) i cui frutti si mantengono nel tempo: l'utente/cliente diventa infatti "proprietario" del software acquisito e decide autonomamente le politiche di aggiornamento, manutenzione.
Il ROI (Return Of Investment) dipende molto dal tipo di soluzione che si sta implementando. La possibilità di rendersi indipendenti dal produttore monopolista e attingere ad un mercato concorrenziale di fornitori di servizi è un fattore a favore di un rapido ROI.
Sì, anche in mancanza di tutte le libertà summenzionate, perchè permette comunque di verificare la corrispondenza tra lo standard così come documentato e l'implementazione particolare. Senza accesso al codice sorgente ci si può solo affidare a costose operazioni di reverse-engineering (a volte impossibili tecnicamente).
Ciò che è importante è che il formato di interscambio di dati sia documentato e liberamente utilizzabile da chiunque senza limitazioni per poter garantire interoperabilità anche legale, oltre che tecnica.
Non abbiamo esperienze dirette.
La pubblica amministrazione dovrebbe sempre reclamare il possesso di tutto il software in uso presso di essa, per tutelare la res publica: possesso dei sorgenti leggibili e modificabili, con annessa documentazione e permesso legale di modifica e distribuzione interna.
I vantaggi sarebbero delle aziende d'oltreoceano e giapponesi che vedrebbero il loro portfolio di brevetti legalizzato anche in Europa e potrebbero completare il processo di distruzione delle imprese europee ed italiane.
Gli svantaggi per le aziende nazionali sono legati alla ingiustificabilità razionale del brevetto sulle idee astratte, ampiamente illustrato nell'articolo che alleghiamo.
Vale la pena sottolineare come invece negli USA il sistema brevettuale sia sottoposto a pesanti critiche da parte di economisti indipendenti che hanno dimostrato la nocività del brevetto sulle idee (software e pratiche commerciali), mentre mancano completamente studi economici altrettanto indipendenti che ne dimostrino la validità.
Affinché un pacchetto software venga incorporato nel progetto GNU, l'autore o gli autori originali devono cedere volontariamente il copyright e i diritti di sfruttamento esclusivo dell'opera alla Free Software Foundation. Attraverso un contratto noto come Copyright Assigment gli autori di software libero assicurano volontariamente manutenibilità legale al proprio programma.
Diversamente dal software proprietario, i cui diritti esclusivi sono detenuti da una sola azienda e solitamente lo stesso software ha una durata limitata a pochi anni, con il software libero la titolarità dei diritti è distribuita tra gli autori; lo stesso progetto GNU ha anche lo scopo di durare a lungo nel tempo. Queste esigenze fanno sì che sia necessario avere un controllo centralizzato per poter manutenere legalmente nel tempo i pacchetti software più importanti. La FSF si impegna a non rendere mai proprietario il software di cui acquisisce i diritti.
Oltre al Copyright Assignement, la FSF Europe ha recentemente attivato un contratto simile (il Fiduciary License Agreement o FLA) per affrontare e risolvere alcuni problemi e minacce per il software libero:
Il FLA consente quindi di:
Non meno e non di più dell'adozione di pacchetti genericamente diversi da quelli usati abitualmente dal personale della PA. Diverso è invece il discorso per l'acquisizione di servizi di aggiornamento e manutenzione: nel caso di software libero essi saranno disponibili da fornitori in un mercato concorrenziale. Di questo fattore dovranno tenere conto i bandi per l'acquisizione di software per la PA.
Proprietario o libero non ci sono differenze se si tratta di fare formazione su strumenti nuovi o diversi per gli utenti.
Ci auguriamo che il software libero in Italia e in Europa continui ad avere il ruolo di locomotiva trainante per la creazione di un mercato di competenze locali; che continui ad essere considerato un obiettivo primario come nel VI Programma Quadro comunitario e nelle Raccomandazioni del MIUR, per il rilancio di un'industria tecnologica d'avanguardia locale.
Il software libero è un'esigenza culturale oltre che tecnologica. Si dibatte sulla doppia valenza del software, sia strumento che informazione pura: pensiamo che, al di là dei sofismi, non sia oggetto di dibattito l'assunto che per il progresso è assolutamente necessaria la diffusione di conoscenza. Nel campo tecnologico e del software in particolare, solo il software libero consente un vasto flusso di conoscenza che si trasforma in progresso e innovazione. Nel progetto GNU e più ampiamente come software libero, si possono reperire programmi che hanno realizzato innovazioni non solo incrementali, ma anche radicali. Ad esempio, il compilatore gcc (GNU Compiler Collection) è l'unico compilatore esistente sul mercato in grado di accettare decine di linguaggi di programmazione in input e produrre codice macchina per quasi tutte le piattaforme hardware esistenti. Il progetto Mozilla (benché noto solo per il browser) ha innovato radicalmente, realizzando ex-novo qualcosa che prima non esisteva: un framework cross-platform per la realizzazione di applicazioni basate su internet. La stessa Internet è nata e prospera come fenomeno commerciale, grazie alla conoscenza diffusa dei protocolli, delle applicazioni e alle implementazioni libere degli stack TCP/IP. Le implementazioni di protocolli di rete proprietarie, pur migliori tecnicamente, non hanno mai trovato spazio e non si sono mai imposte sul mercato.
Il software libero deve essere inserito nei percorsi formativi scolastici per i motivi succitati e per accellerare il processo di creazione del pool di esperti cui il mercato può attingere.
Dal punto di vista formativo, poi, nelle aree didattiche tecnologiche il software libero è l'unico che consente di apprendere le basi tecniche del funzionamento di: sistemi operativi, compilatori, interpreti, interfacce grafiche, database e tutti i componenti di un sistema informativo, dato che le licenze con cui è distribuito consentono espressamente lo studio e l'adattamento alle esigenze dell'utente.
Se gli ambiti A e B sono riferiti ai punti della domanda 9.2, allora non ci sono motivi per scegliere software proprietario nella scuola. Siamo convinti che l'uso di software proprietario nella scuola sia in realtà una forma di "ammaestramento", ovvero una sostituzione alla formazione su strumenti specifici e non creazione di cultura (che è invece il compito di una scuola moderna in uno stato altrettanto moderno).
Non ci sono i presupposti per una differenziazione.
Non abbiamo elementi per rispondere
Non può che favorire una crescita del settore tecnologico nel suo complesso. L'abbassamento delle barriere all'ingresso sul mercato sfruttando l'enorme quantità di software di alta qualità esistente favorisce l'aumento di soggetti in grado di differenziarsi per copertura geografica, qualità di servizi. Sarebbe comunque interessante studiare la situazione attuale del mercato del software in Italia, che basandoci su esperienze dirette, sembra essere formata principalmente da due tipi di aziende: quelle che sviluppano software su commessa o sviluppano soluzioni verticali e quelle che distribuiscono soluzioni in scatola vendendo servizio. Se fosse dimostrata tale situazione, con la diffusione di software libero entrambi i tipi di aziende potrebbe continuare a fare affari senza mutare considerevolmente il proprio modello commerciale, con l'effetto positivo di ridurre considerevolmente il drenaggio di capitali verso gli USA dovuto al pagamento sterile di licenze.
Siamo favorevoli e ci candidiamo fin da ora a seguirne i passi in qualità di esperti in materia.